martedì 29 settembre 2009
L'editto milanese
di MASSIMO GIANNINI
da "Repubblica" del 29.9.09
Le accuse bugiarde e livorose che il presidente del Consiglio ha scagliato domenica contro l'opposizione meritano di essere annotate sull'agenda politica. Valgono come documento per l'oggi e come ammonimento per il domani. Il documento dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la natura manipolatoria e intimidatoria del berlusconismo. Infiammare la folla del Lido di Milano con il viso trasfigurato e il dito puntato, gridando "vergogna, vergogna, vergogna" all'indirizzo di "questa opposizione che brucia la bandiera americana e quella di Israele e dice "meno sei" dopo la morte dei nostri soldati", è un'operazione di propaganda che tradisce innanzi tutto falsità ideologica e irresponsabilità politica (...).
Nella notte di Berlusconi, più ancora che in quella raccontata da Hegel, tutte le vacche sono nere. Anzi rosse. E in quel "io sono il popolo", in quel "noi dureremo per sempre" e in quel "voi siete fuori dalla storia" si esaurisce l'intera dimensione spazio-temporale della democrazia.
Cosa si può costruire, in questo profondo buio della Repubblica? Quali riforme condivise? Quali piattaforme bipartisan? Per fortuna, dal Quirinale, il capo dello Stato ha ristabilito il principio di realtà. E dopo le parole chiare di Giorgio Napolitano sono apparse goffe, per non dire patetiche, le retromarce tentate dalla solita corte berlusconiana dei Frattini e dei Cicchitto. Ormai il danno, l'ennesimo danno, si è purtroppo compiuto.
Ecco allora l'ammonimento, che oggi è insito nell'"editto di Milano", come ieri lo fu in quello "bulgaro" contro Biagi, Luttazzi e Santoro, e poi in quello "albanese" contro i direttori dei giornali. Chi sogna la "tregua", con questo presidente del Consiglio, sta purtroppo prendendo un drammatico abbaglio. Senza nemici da aggredire, o senza amici da ingannare, il Cavaliere non ha mai regnato. E non regnerà mai.
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