domenica 22 marzo 2009

Una buona notizia: Roccabascerana interamente sotto copertura ADSL


Finalmente una buona, anzi un'ottima notizia: a breve tutti i Cittadini di Roccabascerana potranno usufruire del servizio ADSL, finora limitato alle sole località di Rocca, Tuoro e Tufara Valle. La conferma è arrivata venerdì scorso via mail dal Responsabile Area Sud di Telecom.

Ecco il testo completo della lettera:

Egr. dott. Testa
Le comunico che, grazie ad uno sforzo operativo non indifferente, le attività realizzative propedeutiche all’attivazione del servizio ADSL nel comune di Roccabascerana, si sono concluse in data odierna. Tenendo conto dei tempi che, per disposizione dell’Authority, devono trascorrere tra il collaudo tecnico e l’usufruibilità del servizio, ritengo che l’ADSL dovrebbe risultare vendibile entro fine mese.
Distinti saluti,

Technology
Network Operation Area Sud
Responsabile

martedì 17 marzo 2009

lunedì 9 marzo 2009

Un tasto “RESET” per l’Irpinia che rischia.


Quale scenario dobbiamo immaginare per l'Irpinia se alle prossime elezioni provinciali dovesse prevalere la destra berlusconiana? Non è difficile ipotizzare quello che potrebbe succedere nella nostra Provincia. Del resto sono gli stessi elettori di destra a conoscere la strategia che Berlusconi attua quando “conquista” un territorio ed “insedia” i suoi “luogotenenti”. E' accaduto in Sardegna. Tutti conoscevano le mire del Cavaliere su questa splendida Isola. E, all'indomani della vittoria di Cappellacci, il governo incassa il primo "sì" convinto della Regione all’avvio della più grande speculazione edilizia di tutti i tempi, con la scusa della crisi. Un altro esempio ci viene proprio dall’Irpinia. Come hanno reagito infatti i nostri numerosi parlamentari di centro-destra (ben otto) di fronte l'enorme "scippo" che si è fatto con l’esclusione dell’Irpinia dal riparto dei fondi CIPE? Con il silenzio e rinnovata fedeltà al re! Potrebbe un presidente-suddito della Provincia di Avellino reagire, ad esempio, di fronte alla decisione del governo nazionale di portare ad Avellino tutta la "munnezza" d'Italia? Quale Cappellacci di turno in Irpinia potrebbe mai rifiutarsi di accettare a capo chino l’esclusione della Provincia da investimenti per lo sviluppo e la realizzazione di importanti infrastrutture, così come già hanno fatto i nostri otto parlamentari di destra?
E’ appunto questo l’unico scenario ipotizzabile in Irpinia di fronte alla deriva di destra.
Eppure c’è da chiedersi come sia possibile che la nostra Provincia, storico baluardo progressita, rischi oggi concretamente di diventare l’ennesimo feudo berlusconiano. E se il rischio è concreto, allora perché viene ignorato? E da chi? Lo ignorano i cosiddetti demitiani, i quali probabilmente si ritroveranno nelle fila de(gl)i (as)soldati di sua maestà il Cavaliere, senza neanche accorgersene (dipende infatti da come il loro leader deciderà all’ultimo momento). Lo ignorano coloro i quali, rifiutandosi di deporre le armi e mettere fine ad una vergognosa ed orrenda guerra civile che si combatte ad Avellino e Provincia da oltre un anno, rinunciano a contrastare insieme il nemico comune che avanza. Lo ignorano certamente gli amministratori provinciali uscenti, i quali si accapigliano per una poltrona virtuale e non si rendono conto che bisogna vincerle, le elezioni, per sedere su quelle poltrone! Tali personaggi ignorano che è sempre più folto l’esercito di coloro che non andranno a votare, o che voteranno a destra perché schifati dalle beghe di palazzo di questo “torpido” Centro-Sinistra.
Complice la crisi, è vero, ma primo responsabile resta il fallimento di quei presìdi-simbolo del progetto di Centro-Sinistra, come la Provincia e la Regione Campania. O ignoriamo anche questo? Se la Provincia cade, poco importa di chi sia la colpa. Per l’elettore-esule (così descrive l’astensionista di centro-sinistra Ilvo Diamanti) è il Centro-Sinistra che ha fallito e capro espiatorio resta chi è a capo di quella coalizione, anche se ha operato bene.
Per riconquistare gli esuli, i gruppi dirigenti del Pd dovrebbero rinunciare ai giochi di palazzo, a parlar di se stessi per "parlare nuovamente alle persone", come ha scritto Michele Serra. Qualcuno suggerisce di copiare una politica di un noto estremista, Barack Obama. Ma forse anche meno, secondo Diamanti. Basterebbe una politica. E la ricetta per superare questo empasse in Provincia di Avellino? Obama con Hillary Clinton ci insegna che ha volte bisogna fare un po’ d’autocritica. I nemici di sempre (di sempre?) forse non sono così “canaglia” come li abbiamo dipinti. Riflettiamo e corriamo ai ripari. Anche per l’Irpinia dunque un tasto “RESET”, nell’interesse di tutti, nell’interesse della Democrazia.

domenica 8 marzo 2009

Caudina: Testa spinge per la Città dei Servizi

Dal "Corriere dell'Irpinia" dell'otto marzo 2009

sabato 7 marzo 2009

Gli esuli a volte ritornano

di Ilvo Diamanti

(da "Repubblica" del 4.3.09)

Venire definiti e definirsi "esuli" può servire a dichiarare il desiderio - e il diritto - di tornare. Di rientrare in patria. Non tanto nel Pd: ma nella società civile. D'altra parte, come scrive un lettore: "Oggi sono trasparente ai sondaggi ma aspetto di poter votare e di sicuro esprimerò il mio voto". Questo è un altro aspetto che ricorre in alcuni messaggi: solo una quota limitata degli esuli è fatta di astensionisti patologici. Pochi, peraltro, hanno cambiato voto, a favore dell'IdV. In maggioranza sono, invece, votanti "potenziali". Potrebbero votare ancora. Alcuni lo faranno di certo. Come annota un altro (e)lettore: "Il quadro degli ex-democratici descrive alla perfezione ciò che provo io (...) in questo periodo. L'unica cosa che faccio di diverso è votare ancora per il PD, tanto per arginare un po' la frana. Ma senza speranza. Il cuore però è sempre pronto a risollevarsi, nessun fuoco sul camino è mai completamente spento. Si deve solo soffiare sotto nel posto giusto" (...)
Alle elezioni del 2006 lo schieramento di centrosinistra, l'Unione, conquistò la maggioranza. O forse no: pareggiò. Ciò significa, però, che in quel referendum pro o contro Berlusconi - come avviene in ogni elezioni dal 1994 ad oggi - metà del paese, di questo paese votò contro. E che metà degli italiani è, quindi, "potenzialmente" all'opposizione. Metà. Oggi, se i sondaggi dicessero il vero - e spesso non è così - le forze di opposizione, tutte insieme, raggiungerebbero il 35-37%: 13 punti percentuali e circa 5 milioni di voti in meno. In questa cifra il problema. Il vuoto, ma anche lo spazio intorno a chi vorrebbe un'Italia politica (e non solo politica) diversa. (...)
In passato, nella prima Repubblica - e per quasi cinquant'anni - il 40% dei cittadini è stato all'opposizione senza possibilità di diventare maggioranza. Ma senza mai sentirsi straniera. E senza mai perdere la speranza. Allora, però, i partiti offrivano valori, identità, organizzazione, socializzazione. E ciò garantiva appartenenza, senso. Cittadinanza. Oggi non è più così. Anche se non si può dire che gli elettori del Pd non abbiano espresso il lor sostegno a questo progetto. Visto il risultato elettorale di un anno fa. Vista la grande partecipazione che ha caratterizzato le primarie. Semmai, il problema sta nello scarto fra un investimento tanto generoso e una risposta altrettanto povera. Da ciò la delusione, la secessione silenziosa. Per ri-conquistare gli esuli, i gruppi dirigenti del Pd dovrebbero rinunciare ai giochi di palazzo, a parlar di se stessi per "parlare nuovamente alle persone", come ha scritto Michele Serra. "Basterebbe una politica copiata da un noto estremista. Barack Obama", conclude un altro lettore. Ma forse anche meno. Una politica.

domenica 1 marzo 2009

"Anche il nostro Comune nel Parco"

di Giusy Iachetta


(da "Ottopagine del 1.3.09)