domenica 6 dicembre 2009

C’ERA UNA VOLTA L’ACQUA DEL SINDACO


da "Famiglia Cristiana" n. 49 del 6.12.09

di Giuseppe Altamore

Rimane sempre un bene pubblico, ma una legge appena approvata obbliga i Comuni ad aprire ai privati che potranno gestire il servizio idrico. Con quali conseguenze per le tasche dei cittadini?

L’acqua privatizzata fa paura. «Come si fa ad appropriarsi dell’aria che respiriamo?», si chiede l’ignaro cittadino frastornato dai messaggi e dalle proteste che si sono levate a seguito della combattuta conversione in legge del decreto Ronchi che, tra le tante cose, all’articolo 15, prevede la liberalizzazione del servizio idrico. «Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua», dice il comboniano padre Alex Zanotelli. «Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano. È la più clamorosa sconfitta della politica. È la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali».

(...) In buona sostanza, l’acqua del sindaco potrebbe essere venduta ai cittadini da una società privata, magari una multinazionale, che riscuoterà il pagamento delle bollette. Un’immagine che impressiona il Forum italiano dei movimenti per l’acqua che accusa il Governo di «aver regalato il bene pubblico ai privati sottraendolo ai cittadini per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali».

(...) Le inquietudini sulla privatizzazione serpeggiano anche nella maggioranza di Governo, che è stato costretto a chiedere la fiducia il 19 novembre per far approvare la nuova legge. Con 320 voti a favore il Governo ha ottenuto la fiducia alla Camera sul decreto Ronchi. Contro il Governo hanno votato 270 deputati. La maggioranza alla fine ha dovuto fronteggiare l’ostilità della Lega Nord, la quale resta fredda su un testo che rischia di penalizzare molti Comuni del Nord, dove le bollette dell’acqua sono fra le più basse del Paese. «Difenderemo il patrimonio delle ex municipalizzate», ha assicurato il capogruppo Roberto Cota, «dall’aggressività delle grosse multinazionali estere». In questi ultimi anni, il processo di privatizzazione era già stato avviato e molti Comuni, soprattutto del Nord, avevano opposto una strenua difesa pagando con il commissariamento ad acta.

(...) Che cosa accadrà ora con l’obbligo di cedere fino al 70 per cento delle azioni delle aziende idriche entro il 2015? Associazioni di consumatori e Forum dei movimenti per l’acqua pubblica paventano spaventosi aumenti delle tariffe.

(...) Sulla richiesta di un’Autorità regolatrice, il professor Passino (presidente del Coviri - Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche, ndr), lancia un avvertimento: «Servirebbe solo a soddisfare gli appetiti dei privati con un notevole incremento delle tariffe, come già avviene per il gas e l’elettricità, settori in cui siamo al primo posto in Europa per il caro-energia».

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