sabato 5 febbraio 2011

Missione in Australia: l'intervento di Mario Piantadosi in Consiglio Comunale (Aprile 1986)


A 25 anni dal conferimento della Cittadinanza Onoraria ad un'illustre nostro Connazionale emigrato in Australia: il Senatore Sabatino Piantadosi

Carissimo Sindaco,

spulciando tra i miei vecchi documenti ha trovato esiti di una mia ricerca riguardante il flusso migratorio della popolazione in cerca di lavoro di Roccabascerana, nei primi settanta anni del secolo scorso verso città nazionali e paesi esteri anche lontanissimi.
Ricerca peraltro già oggetto di un mio intervento in qualità di amministratore pro-tempore in un consiglio comunale durante la seconda metà degli anni 80, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Roccabascerana ad un nostro illustre emigrato divenuto in quegli anni senatore del parlamento australiano.
Conoscendo la tua sensibilità di persona e di sindaco nei confronti di questi nostri fratelli costretti per necessità primaria a disperati eroismi e pensando alla palese evoluzione dei tempi che a tutti i costi vuol presentare oggi lo stesso fenomeno, magari al contrario, come un bubbone da estirpare dal nostro paese...ho pensato di inviarti in allegato tale materiale in modo che tu possa farne l’uso che credi.

Con affetto

Mario Piantadosi




Parte dell’intervento di presentazione della ricerca in Consiglio Comunale in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria al senatore Sabatino Piantadosi in aprile 1986.


(...) Voglio dare atto all’intera amministrazione per la grande sensibilità che andrà a dimostrare nel conferire la cittadinanza onoraria del nostro comune al senatore del parlamento australiano Sabatino Piantadosi emigrato, figlio illustre di questa nostra terra, che attraverso sacrifici ed abnegazioni ha saputo conquistarsi in terra straniera e partendo da zero, una posizione sociale che rappresenta il massimo delle aspirazioni anche per uomini di ceto sociale ed economico già avanzato.
A questo nostro eccelso compaesano, come amministrazione avemmo già l’onore, in dicembre scorso in occasione di una sua visita qui al comune di consegnargli una targa ricordo quale segno di omaggio e di apprezzamento.
In questa piacevole circostanza di conferimento della cittadinanza onoraria, io credo che l’intera popolazione di Roccabascerana, da noi rappresentata, trovi l’occasione per esprimere la propria ammirazione e la propria gratitudine non soltanto al senatore Piantadosi ma, con lui, a tutti gli emigrati di tutti i tempi del nostro paese, che spesso in età poco più che adolescenziali hanno dovuto lasciare gli affetti più cari e partire vero lidi sconosciuti, dove tutto gli sarebbe stato estraneo dagli uomini alle cose, dalla lingua agli usi, ai costumi per quella esigenza profonda di migliorare la propria vita e quella della propria famiglia. Chi non conosce la storia recente che riguarda la prima metà di questo nostro secolo? Tutte le zone a reddito prevalentemente agricolo ed in particolare le nostre, dove la tipologia dei terreni, la frammentarietà dei fondi ed i tipi di colture miste aggravavano i problemi, erano prostrate nella miseria più squallida.
Da noi le famiglie fortunate che disponevano del necessario per alimentare e di un’abitazione igienicamente accettabile si potevano contare sulle dite di una mano.
Il resto della popolazione mancava praticamente di tutto, vivendo in numero rilevante di componenti in uno stato di promiscuità non solo tra persone ma spesso con bestie domestiche: non era raro vedere in un angolo della cosiddetta cucine il “mandro” della pecora e magari i conigli scoiattolare sotto le panche di legno che fungevano da sedie. Tali situazioni non sono soltanto frutto di ricordi della mia infanzia, ma elementi di testimonianze di persone anziane spesso protagoniste dirette di tali vicissitudini che esprimono chiaramente i motivi per cui in solo 15 anni, per esempio, prima della guerra del 15-18 hanno trovato la forza di lasciare dietro le spalle i propri affetti e avventurarsi verso gli Stati uniti d’America ben 793 nostri compaesani. Nello steso periodo altri 72 partirono per l’Argentina, 44 per il Venezuela e 23 per l’Australia. Un altro grosso esodo si verificò subito dopo la seconda guerra mondiale, quando a tutto il 1969 dalle nostre frazioni partirono altri 583 cittadini verso l’Australia, 132 verso gli Stati Uniti, 119 verso l’Argentina, 98 verso il Belgio e così via fino a raggiungere un numero complessivo impressionante di 3641 persone, tanto da potere affermare che Roccabascerana in solo 70 anni della sua storia ha disseminato nel mondo più figli di quanti ne potessero rimanere in sede. Tutti questi nostri fratelli partirono spinti dallo stesso motivo e tutti sperarono naturalmente in un po’ di fortuna!
Ma la dea bendata non sempre è generosa!
Mi ha raccontato un anziano di Squillani che parecchi giovani che all’inizio del secolo partirono per le Americhe, intorno al 1915 spinti dalla disperazione rientrarono in Italia con il biglietto di viaggio via mare messo a disposizione dal governo pro-tempore che li avrebbe obbligati al rientro a ripartire per il fronte nella guerra in atto del 15 – 18, ma la stragrande maggioranza di essi dopo le prime difficoltà rappresentati da razzismo, diffidenza e quanto altro, attraverso duro lavoro ed intelligenza, hanno saputo farsi conoscere ed apprezzare dando prestigio a se stessi ed al proprio paese d’origine. È certamente per tutti questi sacrifici vogliamo essere grati a questi nostri fratelli. Ma vi sono altri motivi per cui dobbiamo ringraziarli. La valuta pregiata, per esempio, costituita dalle rimesse degli emigrati ha sempre contribuito a migliorare l’economia nazionale.
Per le nostre povere frazioni, quei soldi intrisi di sudore che arrivarono specie nel 1950 – 1960, costituirono l’unica grossa occasione per i familiari rimasti al paese di rendere attraverso una serie di iniziative più vivibili la propria vita e quella dei propri compaesani. Molti ebbero modo di sistemare quel primo pavimento, di imbiancare quel primo intonaco, di costruire quel primo servizio igienico all’interno di quella catapecchia che con la partenza dei propri cari era rimasta meno affollata. Altri potevano acquistare quel primo mobile o quel primo frigorifero.
Persino molti ragazzi di allora, figli o fratelli minori potevano proseguire gli studi solo per i sacrifici dei loro cari all’estero. Insomma, si avviò in quegli anni e per esclusivo merito dei nostri emigrati, quel processo di civilizzazione nelle nostre zone che per altre vie, quanto meno, sarebbe tardato di qualche anno.
Tuttavia, tra quel periodo e questo in cui viviamo, non è possibile alcun elemento di confronto. Il progresso, anche nelle nostre zone, ci ha condotti così lontani che quasi abbiamo dimenticato la provenienza. Succede, a volte,come a colui che si pone al cospetto di un grosso albero e si compiace ammirandone il maestoso fusto e la rigogliosa chioma che sembra esprimere benessere da ogni foglia senza un minimo di pensiero per le povere radici che pure sono le sole che hanno il merito di reggere l’albero e formargli la vita. Rendiamo merito dunque a questi nostri benefattori, perché il nostro progresso parte essenzialmente dai loro sacrifici. Del resto, ciò che dovremmo dare a noi non costa assolutamente niente. Parlando con il senatore Piantadosi e con altri emigranti che hanno avuto il piacere, dopo anni di duro lavoro, di ritornare per una visita nelle nostre zone, ho potuto constatare con quale affetto parlino del proprio luogo d’origine, di come si interessino di ciò che succede da noi a tutti i livelli e di quanto gioiscano vederci sempre più lontani dalla condizione in cui ci lasciarono (...)
A nome personale, ma sicuro di interpretare i sentimenti dell’intera amministrazione e di tutta la cittadinanza, esprimo un sentito grazie aglio emigrati di tutti i tempi del nostro comune da quelli illustri come il senatore Piantadosi a quelli meno illustri ma tutti cari, figli di questa nostra terra.
Viva gli emigrati!

Aprile 1986

Mario Piantadosi

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