lunedì 7 luglio 2008

Riceviamo e pubblichiamo:

TRACCE CRIMINALI
di Giuseppe P. Fazio

In Italia, si sa, ogni scusa è buona per fare della polemica politico-partitica ed ogni occasione è giusta per spostare l’attenzione dal reale problema alla falsa morale che, ormai, pervade il panorama politico del nostro bel paese.
Negli ultimi tempi, tra colpevolisti ed innocentisti, è accesa la diatriba sulla giustezza o meno dell’idea di rilevare le impronte digitali a tutti i bambini appartenenti ad una qualunque delle etnie nomadi presenti - paradossalmente in maniera stanziale - da anni, nel nostro paese. La proposta, ovviamente, non ha incontrato il favore di tutta la classe politica che, scindendosi in favorevoli e contrari alla proposta di provvedimento, ha fatto della questione, come al solito, un problema ideologico.
Ma, il punto è un altro! Attualmente, ed è con il sommo piacere del previsionista e con il profondo rammarico del cittadino che scrivo queste cose, il jet set della politica, in Italia, ha fallito su tutti i fronti. Da quello ideologico a quello amministrativo, la ragion di stato, ha cessato di esercitare il suo ascendente regolatore sulla società, facendo in modo di trasportare, nella sua corsa verso il baratro, ogni cosa.
Il problema, a questo punto, non è la rilevazione delle impronte digitali ai ROM quanto, piuttosto, il perché le impronte non vengano prelevate anche a tutti gli altri onesti cittadini. La questione criminalità, sicuramente, non è una realtà limitata e circoscritta al popolo errante quanto, piuttosto, un fenomeno che per sua natura investe, in maniera trasversale, tutte le classi sociali, da quelle più agiate a quelle meno ambienti.
Il popolo delle persone perbene che, per le ragioni più varie, vive ai limiti della legalità, fa parte, sicuramente, di un esercito, ogni anno più numeroso e meno controllato, che nulla ha da invidiare, in termini di vissuto immorale, a quello dei così detti, indesiderati!
Sia chiaro, la mia non vuole assolutamente essere una difesa di una posizione più che di un’altra ma, fuor di dubbio, una riflessione su come i fatti, anche i più oggettivi, abbiano l’ordinaria vocazione ad essere interpretati e strumentalizzati ad uso e consumo delle necessità di una o dell’altra parte politica per bieche necessità legate al consenso.
Ma la realtà è un’altra! La realtà è che le persone vivono in un costante stato di insicurezza, generalizzato ad ogni settore, che lo Stato non riesce a mitigare; la realtà è che in Italia le Istituzioni hanno perso la loro forza ideatrice, capace di rendere un paese competitivo; la realtà è che, purtroppo, troppe e troppe volte si è assistito alle manifestazioni demagogiche di chi altro non vuole che continuare ad intorbidire le acque e confondere le idee.
A questo punto viene da chiedersi: cos’è realmente giusto? Il tempo e la storia, come al solito, daranno le loro risposte!

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