lunedì 22 dicembre 2008

Il silenzio delle sentinelle

di Giuseppe D'Avanzo
da "Repubblica" del 22.12.08



Dovremmo aver imparato in questi quindici anni che, nonostante l'abitudine alla menzogna, Berlusconi non nasconde mai i suoi appetiti. Il sermone di fine anno ci ricorda che la sua bulimia non conosce argini.

Vuole il presidenzialismo come il compimento della sua biografia personale. Non si accontenta di avere in pugno due poteri su tre. Dopo aver asservito il Parlamento al governo, pretende ora che evapori l'autonomia della magistratura. Dice che la riforma della giustizia è pronta e sarà battezzata al primo Consiglio dei ministri del 2009. Anticipa quel che ci sarà scritto: i pubblici ministeri se le scordino le indagini. Diventeranno lavoro esclusivo delle polizie subalterne al ministro dell'Interno, quindi affar suo che governa in nome del popolo. I pubblici ministeri, ammonisce, diventeranno soltanto "avvocati dell'accusa". Andranno in aula "con il cappello in mano" davanti al giudice a rappresentare come notai, o come burocrati più o meno sapienti, le ragioni del poliziotto. Dunque, del governo. Con un colpo solo, si liquidano l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (art. 3 della Costituzione, "Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge"); l'indipendenza della magistratura (art. 104, "La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere"); l'unicità dell'ordine giudiziario (art. 107, "I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni"); l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 "Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale"); la dipendenza della polizia giudiziaria dal pm (art. 109, "L'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria") (continua).

1 commento:

Leopoldo Muti ha detto...

La bulimia di Berlusconi temo abbia poco a che vedere con la necessità di far sì che i magistrati tutti operino all'interno di un sistema di regole, nel quale, tra le altre, si affermi anche quella della RESPONSABILITA', quando si commettano errori od abusi.
Non dimenticare mai, caro Enzo, che questo è anche il Paese nel quale l'Ordine giudiziario ha vanificato la volontà popolare che pretendeva di affermare, con un referundum, il principio della responsabilità civile per i magistrati che sbagliano (anche quando sbagliano, ed accade non di rado, nei confronti dei poveri cristi, e non solo di Berlusconi e compagni).
Oggi purtroppo l'Ordine giudiziario non è sempre un'istituzione primaria "al di sopra di ogni sospetto", che opera esclusivamente per l'interesse pubblico, come sempre e solo dovrebbe essere; ma è troppo spesso corporazione autoreferenziale e deresponsabilizzata.
Iniziare a distinguere con nettezza le funzioni requirenti da quelle giudicanti (come avviene in tutte le democrazie occidentali del pianeta), e porre l'accusa e la difesa nel processo penale in condizione di parità, non mi pare una scelta eversiva, ma una necessità ineludibile.